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Ricordo del Dott. Paolo Spada

Su invito del nostro Presidente vi invio un ricordo del dott. Paolo Spada, Chirurgo Vascolare, allievo del Prof. A. Arpesani, collaboratore della Dott.ssa Bordoni e mio in Humanitas.

Penso non ci sia niente di meglio, per i giovani medici e chirurghi in formazione in particolare, che ascoltare le sue stesse parole in una recente intervista rilasciata pochi giorni fa. Io mi limiterò ad una didascalia (un po’ debordante) del video di cui allego il link.

 

Ho incontrato Paolo Spada per la prima volta nel 2015, anno in cui ho preso servizio presso l’ospedale Humanitas di Rozzano. All’inizio incrociandolo di fretta, lui, membro dell’altra unità operativa, in una realtà di lavoro complessa in cui è facile (almeno a me così è successo) cadere nell’errore di voler far crescere il proprio orticello più rigoglioso degli altri.


Poi il destino beffardo, l’azienda lo chiama razionalizzazione delle risorse, ti toglie ogni spunto competitivo, arruolando Paolo nel tuo team. All’imbarazzo iniziale, quasi un non sentirsi all’altezza di “gestire” una risorsa tanto amata in ospedale, lui ti prende in un angolo con queste parole: “tu dimmi cosa fare ed io lo farò al mio meglio” … e tutto diventa in discesa.


Così scopri l’uomo brillante e le sue passioni. Amico di grande cultura, amato padre di famiglia, medico con profonda integrità morale verso pazienti e colleghi, chirurgo scrupoloso di navigata esperienza, abile oratore e fine docente. Un giorno poi ti capita di trovare sulla sua scrivania un fotofinish che tradisce un passato da invidiabile quanto inaspettato maratoneta, di saperlo in alta rotazione alla radio con la sua band musicale: cantante e musicista; padrone di algoritmi indecifrabili da cui nascono start up come EVARplanning o le sue “pillole di ottimismo” con cui ha conquistato i più, grazie alla sua analisi sincera e puntuale dei dati durante il bailamme gridato del covid, dimostrando a tutti quanto la gente abbia bisogno di un medico onesto ma anche in grado di comunicare con delicatezza. Infine malato che, con “pillole” quotidiane, ci ha spiegato come morire vivendo sino all’ultimo giorno.


Non so dove sia Paolo ora e quali algoritmi stia studiando, forse ci scruta dall’alto con amorevole pazienza, forse semplicemente non c’è più. Sicuramente noi faremo del nostro meglio per non deludere ciò che la sua passione ci ha mostrato poter muovere.
Quando saluti una persona per l’ultima volta, ciò che spiace, tra le altre cose, è la perdita improvvisa di tante qualità racchiuse in un sol uomo e, per parte mia, al netto di una malattia tremenda, mi ritrovo con un pò di invidia per non esser riuscito a farle mie in tutti quegli anni di frequentazione.


Poi ti giri, vedi un gruppo di studenti e specializzandi emozionati tutto attorno e capisci che niente di Paolo sarà perduto, solo che semplicemente non è più il tuo turno.


Grazie Paolo.
Prof. Efrem Civilini
Humanitas University

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