di Paolo Zamboni, professore ordinario di Chirurgia Vascolare, Università degli studi di Ferrara.
Tutti noi sappiamo quanto incida la richiesta di diagnosi, screening e follow-up ultrasonografico nella vita del chirurgo vascolare, specialmente ora con l’aumento della durata della vita media, con le patologie dismetaboliche in aumento vertiginoso, e con la allarmante medicopenia. Le liste di attesa per la diagnostica vascolare ultrasonografica sono chilometriche, e ancor più lo saranno in futuro. Uno dei punti principali della mission del chirurgo vascolare è l’identificazione ed il trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale (AAA), una patologia che dopo i 65
anni ha in Europa una prevalenza del 4% ed è la 10ª causa di morte. Tuttavia, il suo screening è molto discusso anche perché è generalmente limitato ad un unico accesso dopo i 65 anni con risultati contraddittori e costi molto elevati (Sprynger M, et al Screening Program of Abdominal Aortic Aneurysm. Angiology. 2019 May;70(5):407-413. doi: 10.1177/0003319718824940).
Il limite principale è che al primo accesso solo una microscopica minoranza ha misure tali da suggerire una procedura di riparazione aortica, e tutte le ectasie intermedie non hanno possibilità di essere adeguatamente seguite nel tempo attraverso questo programma.
Io ed il mio gruppo stiamo scommettendo su uno screening ultrasonografico eseguito da un robot, in tutto e per tutto autonomo e fedele assistente del chirurgo vascolare. Abbiamo già realizzato un prototipo che sta lavorando e che ho avuto il permesso dal Presidente SICVE di presentarvi come last minute durante la sessione del 5 novembre pv fra le 16.15 e le 17, al prossimo congresso nazionale.
Credo che sia un argomento di grande interesse su cui mi piacerebbe sentire le opinioni dei colleghi, perché probabilmente stiamo assistendo ad un momento fondante delle nostre future attività cliniche.
Nel frattempo, per ingolosire il vostro interesse vi allego un breve filmato presentandovi il nuovo Robot al lavoro nei nostri laboratori.
Il progetto interdisciplinare AURORA (acronimo per AUtonomous RObotic ultrasound system with image Recognition for medical screening Applications) nasce dalla collaborazione tra le unità di ricerca afferenti ai Dipartimenti di Ingegneria, di Fisica e di Medicina Traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara.
Tutti noi siamo ovviamente consapevoli dell’importanza della patologia aneurismatica dell’aorta addominale, in particolare sottorenale, nella nostra professione, e dell’impatto che una sua mancata diagnosi possa comportare per la vita del paziente.
Pertanto l’obiettivo primario del progetto é stato quello di realizzare un prototipo di un braccio robotico, con all’estremità una sonda convex, che possa eseguire automaticamente ed autonomamente lo scan ecografico dell’aorta addominale in un qualsiasi paziente. L’ultimazione di questo braccio robotico ed il suo primo collaudo, mi ha fatto però rendere consapevole come questo progetto possa rappresentare un’importante svolta nello screening di popolazione di questa patologia, poiché la potenzialità di identificare precocemente i pazienti affetti da AAA misconosciuto diventerebbe molto alta e poco costosa.
Portare fuori il robot dal laboratorio perfettamente funzionante e metterlo a disposizione di altri centri necessita ancora di un cammino abbastanza lungo. Certamente non lunghissimo, ma bisognerebbe fin d’ora riuscire a capire quale tipo di accoglienza gli riservereste e quanto scommettereste su questo affascinante progetto. Io credo che stiamo entrando nel futuro.
Vi aspetto al Congresso Nazionale.