Il virus ha messo in ginocchio l’umanitá che stenta a rimettersi in piedi e che non si riconosce piú in se stessa. Lo vediamo quando semplicemente ci si incontra per strada o in qualche luogo. Ci si evita. Addirittura non ci si incontra piú neanche di persona, ma in una realtá virtuale digitale grazie ai nostri PC. Grazie PC ! La stretta di mano, la carezza, l’abbraccio che suggellavano da millenni fino a pochi mesi fa rapporti di amicizia, di amore e fedeltá e che erano parte del nostro genoma, vengono di colpo e forse per sempre inibiti, soffocati, cancellati. Non é facile da digerire. L’individuo umano che crescendo si formava e plasmava grazie agli incontri fisici che riusciva a tessere con i propri simili fin dai primi vagiti, deve ora rivedere il suo stesso modo di crescita e maturazione psicofisica e di apprendimento per la carenza di relazioni sociali. L’umanitá é impaurita. E’ disorientata. Ogni essere umano, anche proprio caro, diventa un potenziale pericolo di malattia e di vita. Conviene isolarsi, mentre sappiamo e siamo ben consci che qualunque individuo di qualunque specie terrestre se isolato é destinato a soccombere. L’umanitá nel corso della sua storia é diventata come la conosciamo, ossia speciale, grazie alle capacitá proprio di relazione tra i diversi individui della propria specie, che hanno messo assieme le esperienze accumulate dai singoli nei giorni, anni, secoli, millenni. Questo virus blocca proprio le relazioni tra gli esseri umani, il bene piú prezioso per l’umanità.
L’umanitá per sopravvivere é costretta a cambiare modus vivendi e si interroga sul proprio futuro, che sará senz’altro diverso, é giá diverso.
Checché se ne dica, tutti gli studiosi sono d’accordo sul fatto che il virus sia nato a causa di una rottura dell’equilibrio tra l’uomo e l’ambiente. Questo virus ha subito un salto di specie, come tanti altri virus in passato, ma questa volta é particolarmente subdolo, contagioso e letale. A tal punto da fermare la corsa ingorda e sfrenata dell’uomo sul suo pianeta. L’uomo, la creatura prediletta che ha disobbedito alle leggi divine, viene punito, condannato e scacciato dall’Eden.
Eppure questo virus che sta minacciando seriamente la sopravvivenza dell’umanitá in termini sanitari e socio-economici ha forse un solo merito, quello di accelerare, forse, un processo che gli studiosi, i geologi e antropologi, definiscono “da Antropocene a Ecocene”.
A luglio scorso sulla prestigiosa Rivista World Futures: The Journal of New Paradigm Research, fondata da Ervin Lazslo, uno tra i piú eminenti filosofi e futurologi moderni , é stato, pensiamo non a caso, pubblicato un interessante articolo dal titolo Queer(ing) Moves: Beyond Anthropocene, Toward Convivial, Sustainable Futures, che alleghiamo qui di seguito e invitiamo a leggere.
Queer(ing) Moves Beyond Anthropocene, Toward Convivial, Sustainable Futures
Per chi non ha voglia e tempo di leggere riportiamo qui solo alcuni spunti per una riflessione:
……….for the transition from a self-destructive Anthropocene toward a sustainable Ecocene………..
……….toward organizing ecocenic or zoe-ish forms of living…………
……… The Greek word zoe refers to meanings of life in its felt sense, and including the whole animated/animating Earth………….
…………A zoe-ish Gaian orientation and practice integrates and learns from the ecological “wisdom” in the way of living of sentient beings………….
…………..These ecocenic zoe-oriented forms of living are systemically interrelating anew with selves, and others, including stones, plants, animals, and biomes that are all part of an unfolding co-creative nexus, full of tensions, conflicts and paradoxes………..
reviving and embodying the queered convivialities as offered here, may mediate the incarnation of alternative economic, political, societal, and ethical relationships and realities of the economy and civic society, all seen in the described nexus of nature-and-culture………..
………..this ethos, re-evolutional infoldments toward an integral “inter-be(com)ing” in the world can be realized as spiraling moments and movements toward convivial futures…………
In poche parole, l’uomo dovrá d’ora in poi rispettare anzi venerare l’equilibrio del suo pianeta, del suo Eden, quello stesso equilibrio che gli ha permesso di diventare quello che é e che ora proprio Egli, giunto all’apice del suo successo e del suo benessere, per un peccato di presunzione e strapotere vuole rompere.